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A due passi dal centro abitato del Borgo, immerso nel verde di querce e castagni, una testimonianza ancora viva del  passato e delle tradizioni: il vecchio mulino ad acqua, aggrappato al pendio scosceso che si specchia sulle acque del ruscello, che dopo averlo alimentato e fatto funzionare, prosegue la sua corsa verso i campi. Con i suoi meccanismi logorati dal tempo, ma perfettamente funzionanti e assecondati dalla forza dell’acqua, il vecchio mulino rievoca fatica e laboriosità, trasmettendo al visitatore forti emozioni. Vedere ingranaggi semplici quanto ingegnosi trasformare sotto ai nostri occhi i chicchi di grano in fragrante farina  sembra quasi un miracolo: due grandi pietre circolari, pochi congegni in legno, la forza dell’acqua che li fa ruotare, la dedizione del mugnaio e il passato rivive in tutta la sua suggestione.

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L’Eremo di Santa Maria della Stella o Santuario di Monte Stella, situato sul monte omonimo nel territorio del comune di Pazzano, in provincia di Reggio Calabria, è un santuario creato all’interno di una grotta.

Chi sale all’Eremo di Monte Stella, percorrendo la strada da Pazzano o da Stilo,  resta sensibilmente colpito dal luogo, un abisso nelle viscere della terra ove per due secoli circa gli Eremiti vissero in contemplazione e  in preghiera.

Il primo documento sull’eremo è il codice greco 598 di Parigi, contenente le opere di Sant’Efrem Diacono, e composto dal monaco Michele.

 Le incursioni saracene costrinsero l’Egumeno dell’Eremo a fuggire salvando dei codici preziosi che i monaci avevano trascritto. Cessate le invasioni saracene il successore dell’Egumeno tornò riportando molti dei manoscritti che costituirono il primo fondo di biblioteca nel cenobio di Santa Maria. Da Eremo, di vita intensamente anacoretica e rigorosa, Santa Maria della Stella diviene Monastero (minore) coi Normanni,come si evince da un documento del Conte Ruggero I, che cedette al vescovo di Squillace, Giovanni Niceforo, l’Abbazia di S. Giovanni Theresti di Stilo, l’Abbazia di S. Leonte, la Chiesa di San Nicola e Santa Maria della Stella

Nel 1522 il monastero divenne Santuario e venne collocata per la prima volta la statua della Madonna della Stella o Madonna della Scala,   scolpita dal siciliano Rinaldo Bonanno

Da eremo di Chiesa bizantina diventò, col passare degli anni, santuario della Chiesa cattolica, e le vecchie icone bizantine vennero abbandonate, e mai più recuperate. Nel secolo XV il Santuario diventa indipendente da San Giovanni Theresti e i Basiliani  abbandonarono l’eremo (1670) anche se rimane all’ordine di San Basilio fino al 1946.

Vi si accede scendendo una lunga scalinata (62 scalini) scavata nella pietra. Nel santuario si trovano, oltre alla statua della Madonna,  di particolare interesse, il frammento di un affresco di arte bizantina, raffigurante Santa Maria Egiziaca che riceve l’eucarestia dal monaco Zosimo. L’affresco si ritiene sia del X-XI secolo, per la particolare caratteristica delle ciocche disordinate della capigliatura della santa. All’interno della grotta vi sono rappresentazioni della Trinità, di Cristo, dell’Arcangelo Michele e la Pietà

Il 15 agosto di ogni anno si effettua un pellegrinaggio alla grotta santuario della Madonna della Stella.

Si sale per una strada di montagna (per sole persone) con una forte pendenza a partire dalla “Fontana vecchia” del comune di Pazzano e vi si arriva quasi in cima nei pressi della grotta.

La festa celebra l’Assunzione della Madonna che ricorda la Dormitio Virginis bizantina.

Attorno alla Madonna di Monte Stella si narra una leggenda. Si racconta che la nave nella quale era imbarcata la statua della Madonna inspiegabilmente si fermò a Monasterace. Da essa partì una luce rivolta verso la grotta di Monte Stella. Dei pastori videro lo strano fenomeno, e la Madonna che sopra un bue si dirigeva verso la grotta. Quando arrivò, iniziò a sgorgare acqua dalla grotta, e vennero portate due giare per raccoglierla. Esse, però miracolosamente non si riempivano mai. All’acqua, come alla Madonna, furono attribuiti poteri taumaturgici.

http://www.nidodiseta.it

IMG-20160523-WA0012MUSABA è situato nel cuore della Calabria, in provincia di Reggio Calabria. Situato nella Vallata del Torbido a sud est del centro abitato di Mammola, MUSABA dista 10 chilometri dal Mar Ionio. L’area copre una superficie di 7 ettari, di cui parte si trova in prossimità dell’alveo del torrente Torbido.
La collocazione geografica è da considerarsi come una delle fondamentali porte e vie di accesso al territorio protetto dell’ Ente Parco Nazionale d’Aspromonte  (inserita ufficialmente nel Parco con Gazzetta Ufficiale del Ministero dell’Ambiente n.231 del 2.10.2008).

MUSABA è un parco museo all’aperto, improntato da un principio di  Presidio attivo un vero e proprio parco scientifico con un programma di forte interattività, un parco laboratorio produttivo.

MUSABA, il più suggestivo luogo e progetto culturale presente in Calabria. Un museo parco laboratorio unico nel suo genere, fondato da Nik Spatari e Hiske Maas e in progress dal 1969.
MUSABA è una sorgente d’arte nuova che coniuga lo stile di vita delle botteghe rinascimentali e il dinamismo dei crocevia internazionali dei nostri tempi, grazie alla ricerca di un’armonia arte-architettura-paesaggio e di un dialogo significato-colore-forma.
Il capolavoro del MUSABA è il Sogno di Giacobbe, realizzato da Nik Spatari nel 1990-94 e dedicato ah Campanella, utopista della Città del Sole, e a Michelangelo, “l’astronauta della Sistina.” Un’opera lunga 14 metri, larga 6, alta 9, che si estende nell’abside e nella volta, dell’ex chiesa di Santa Barbara.
L’intero progetto del museo-parco-laboratorio da completare è un’opera d’arte. Esso include la “Rosa dei Venti” (500 mq), nuova struttura costruita con pietre antiche recuperate dalle rovine dell’ex complesso, travi e legname dei vicini boschi, pavimenti in legno e rivestimenti copertura, interno/esterno con ceramiche ipercolorate. L’ex Stazione-Laboratorio d’arte (500 mq), centro internazionale per la formazione e luogo di creazione, mito e della fatica dell’invenzione. La Foresteria (950 mq) realizzata da Spatari nel 2004-2008, il suo capolavoro di arditezza architettonica. Undici “celle d’arte” per un totale di 22 posti letto e area ristoro funzionali alle varie attività museali. Ciascuna cella è decorata con murales ispirati all’arte moderna e contemporanea. Il Mosaico, un’opera musiva monumentale di 1000 mq estesa per tutto il chiostro della Foresteria e espressione della pienezza dell’arte di Spatari. Piccole tessere di un mosaico infinito che è la storia dell’uomo, dalla civiltà sumera fino alla Resurrezione del Cristo, passando per il Vecchio Testamento. Certamente il mosaico monumentale più complesso e articolato dell’arte contemporanea italiana.
Il MUSABA è a Mammola (RC) Italia in Viale Parco Museo Santa Barbara

www.musaba.org

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Le riprese dell’interno della Cattolica sono state realizzate dalla troupe di PressNews per TV2000 a Luglio 2012  su autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Culturali di Reggio Calabria

Borghi d’Italia, trasmissione ideata e condotta da Mario Placidini, in onda 29/30 Dicembre 2012 su TV 2000, canale 28 digitale terrestre e 142 Sky

Borghi d’Italia, condotta da Mario Placidini, trasmissione del 8/9 Dicembre 2012 su Tv 2000, canale 28 digitale terrestre e 142 di Sky

Borghi d’Italia – TV 2000 – trasmissione del 1 Dicembre 2012

Trasmissione andata in onda il 14 Luglio 2012 su TV2000, canale 28 digitale terrestre – canale digitale  142 bouquet Sky .

La troupe  di ITINERA, condotta da Daniele Morini, è stata ospite dell’APS Riviera di Nausicaa  il 3 Luglio 2012 a Stilo, Bivongi e Pazzano, dove sono state effettuate le riprese lungo il percorso bizantino,   dalla Cattolica al Monastero di S. Giovanni Theristis fino all’Eremo di Monte Stella.

A due passi dal centro abitato del Borgo, immerso nel verde di querce e castagni, una testimonianza ancora viva del  passato e delle tradizioni: il vecchio mulino ad acqua, aggrappato al pendio scosceso che si specchia sulle acque del ruscello, che dopo averlo alimentato e fatto funzionare, prosegue la sua corsa verso i campi. Con i suoi meccanismi logorati dal tempo, ma perfettamente funzionanti e assecondati dalla forza dell’acqua, il vecchio mulino rievoca fatica e laboriosità, trasmettendo al visitatore forti emozioni. Vedere ingranaggi semplici quanto ingegnosi trasformare sotto ai nostri occhi i chicchi di grano in fragrante farina  sembra quasi un miracolo: due grandi pietre circolari, pochi congegni in legno, la forza dell’acqua che li fa ruotare, la dedizione del mugnaio e il passato rivive in tutta la sua suggestione.

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Torre Melissa

A Melissa, quella mattina del 30 ottobre del ’49, tutto il paese si spopolò; donne, uomini e bambini si raccolsero a gruppi di famiglie nel largo attorno al castello. Le donne, si divisero i compiti, alcune portarono i barili dell’acqua, le altre le ceste di viveri, chi possedeva aveva dato anche per chi non possedeva, non era giorno in cui si potesse digiunare, quello! Gli uomini erano armati solo degli attrezzi della loro fatica. Partirono senza nemmeno chiudere l’uscio, non c’era nulla da rubare a Melissa. Discesero sul fondo di Fragalà, di proprietà del barone Berlingeri, a piedi o in groppa alle cavalcature, per lavorare i terreni lasciati incolti da moltissimi anni. Quella stessa mattina i poliziotti salirono a Fragalà, mentre i contadini continuarono a zappare ed arare le terre lasciate fino al quel giorno incolte, sicuri che le forze dell’ordine non li avrebbero attaccati. Alla vista delle prime divise le donne raccolte in gruppo gridarono all’unisono «Viva la polizia del popolo», ed ancora «Vogliamo pane e lavoro». Ma i poliziotti si schierarono a semicerchio e la risposta fu un lancio fitto di bombe lacrimogene, poi i braccianti vennero caricati, si scappava, si udirono raffiche di mitra. Immediatamente la notizia terribile si sparse per tutto il paese. Avevano sparato! Erano caduti dei contadini e non si sapeva quanti: tutti avevano qualcuno laggiù, o il marito o il figlio o il fratello… Francesco Nigro cadde per primo a 29 anni, Giovanni Zito ad appena 20 anni ed una giovane donna di sole 24 anni, Angelina Mauro, ferita mortalmente, morirà qualche giorno dopo all’ospedale di Crotone. Molti altri furono seriamente feriti.  I fatti di Melissa ebbero una grande risonanza in Italia ed all’estero. La stampa, la cultura e l’arte cominciarono ad occuparsi di Melissa.

Il monumento ai caduti di Fragalà

Il vino Fragalà, prodotto nelle Cantine Riunite del Cirò e del Melissa

Ernesto Treccani, artista milanese, figlio del fondatore dell’omonima enciclopedia,  ha avuto uno stretto rapporto con le lotte per il riscatto delle terre da parte dei contadini. Una lotta che ha ispirato l’opera dell’artista, come i fatti accaduti il 29 ottobre del 1949 nella zona di Fragalà, a Melissa.  Ernesto Treccani fu da subito vicino ai contadini e già nel novembre del ’49 si recò a Melissa interessandosi in prima persona dei problemi degli abitanti della zona. Il drammatico episodio ispirò anche alcune delle sue opere, racchiuse nel ciclo “Da Melissa a Valenza“. Il suo interessamento fu ricambiato dalla popolazione di Melissa, che elesse Treccani a consigliere nel Comune di Melissa con a capo il sindaco Mario Alicata. Nel 1979, nell’anniversario dei fatti, Treccani tornò a Melissa e fece omaggio alla cittadinanza di un monumento ai Caduti di Fragalà. Alla cerimonia partecipò anche il presidente della Camera Nilde Jotti e autorità politiche calabresi. Fragalà: località simbolo delle lotte contadine rimane un nome carico di ricordi che adesso diventa un vino rosso,  forte come quelle genti che lottarono,  testimone di un territorio che vive dei prodotti della terra.

Fonte: http://www.comune.melissa.kr.it

Fonte: http://www.cantineciromelissa.it

Il 21 Luglio 2012, nel corso della trasmissione “Itinera”, andata in onda su TV2000 (canale 28 del digitale terrestre) è stato trasmesso uno speciale sui Geositi di Nardodipace. Il servizio è stato realizzato da una troupe di Press News che è stata ospite dell’Associazione Riviera di Nausicaa nei giorni 3 e 4 Luglio

Il miele di Amaroni, cuore dolce della Riviera.

Amaroni  è situato a circa 400 mt s.l.m.,  alle falde del monte Carbonaro sull’ampia vallata del torrente “Ghetterello” confluente del fiume Alessi, in una posizione quasi equidistante dai centri di Squillace e Girifalco.

Castagni secolari, aranceti e distese di eucalipti che guardano verso il mare. E’ qui che le api trovano le condizioni ideali per produrre quel miele che ha fatto annoverare Amaroni fra le città del miele.

Una tradizione antica, spesso tramandata da padre in figlio, quella dell’apicoltura; un’attività che unisce alla passione e all’esperienza  le  tecniche di conduzione e il rispetto dell’ambiente.

L’esistenza sul territorio di Amaroni di una realtà produttiva interessante, con sedici aziende apistiche, per lo più di tradizione familiare, hanno favorito la creazione dell’associazione AMA.MI e consentito al Comune di entrare a far parte della rete nazionale delle città del miele.

Finalità dell’associazione è diffondere la conoscenza del miele prodotto ad Amaroni e a valorizzarlo quale miele italiano. L’associazione mira anche a sensibilizzare ed informare il consumatore sulla qualità e la tracciabilità del prodotto.

La tutela dell’apicoltura per le Città del Miele significa anche un preciso impegno nella difesa e salvaguardia dell’ambiente e delle biodiversità, consapevoli del ruolo insostituibile di ‘sentinella’ che l’ape svolge nel monitoraggio ambientale, come nell’attività di impollinazione delle piante spontanee e coltivate.

Colori e sapori dell’Autunno in Riviera

“La terra e il verde della selva apparve” (Odissea V).

Il territorio montano del Golfo di Squillace  è caratterizzato da lussureggianti boschi  di aghifoglie (pini, abeti) e di latifoglie (lecci, castagni, faggi).  Il sottobosco, altrettanto rigoglioso, presenta  la tipica vegetazione costituita  essenzialmente da felci e da frutti di bosco (molto comuni le fragoline). Variopinti prati di fiori selvatici arricchiscono il paesaggio, rendendolo  gradevole alla vista del visitatore. Ma quando il vento di maestrale increspa il mare,  avvertendoci  che l’estate è ormai finita, la montagna è un’esplosione di colori e di sapori. E’ la stagione dei funghi e del vino, delle castagne e delle noci, dei melograni e degli agrumi.

“Alte vi crescon verdeggianti piante,
il pero e il melograno e di vermigli
pomi carico il melo e col soave
fico nettareo la canuta uliva.
E mentre spunta l’un l’altro matura.
Sovra la pera giovane e su l’uva
l’uva e la pera invecchia e i pomi e i fichi
presso ai fichi e ai pomi. Abbarbicata
vi lussureggia la feconda vigna!
(Odissea VII.115)

Nei borghi è un susseguirsi di sagre ed eventi gastronomici, nelle cantine ci si prepara alla “nascita” del vino novello,  l‘Estate di San Martino regala gli ultimi sprazzi di tepore prima dell’arrivo dell’Inverno.

Colori e sapori d'Autunno - Video

I funghi: tesori del bosco - video

Alla scoperta dei borghi e dei boschi

Dal Mare  Jonio al Mare Tirreno in sella ad un cavallo. Un viaggio avventuroso d’altri tempi, la traversata appenninica che i partecipanti  intraprendono ogni anno, nel mese di giugno, partendo da Davoli per giungere a fino a Pizzo .

La passeggiata a cavallo tra i due mari nasce dal desiderio di avventura e libertà , vivendo  le bellezze incontaminate e nascoste della Calabria ed emozioni  indimenticabili. La passeggiata riesce a coniugare i valori  sportivi  con l’amore per i cavalli con  la scoperta dei nostri paesaggi . Il percorso inizia  dalle spiagge di Davoli con prima tappa nel centro storico dello stesso comune  per poi snodarsi fai boschi di Davoli e San Sostene ed entrare nel Parco delle Serre. Il gruppo di cavalieri , percorrendo strade rurali e strade d’epoca romana, raggiunge  Brognaturo,  Spadola , Simbario, Vallelonga, San Nicola da Crissa e Maierato, per poi finire il viaggio sulle spiagge di Pizzo.

Segui il percorso sulla mappa >>